Dolce povero fatto esclusivamente con i prodotti del territorio come tutti i piatti poveri. Si differenziano da zona a zona sia per il nome che come composizioni di ingredienti giacchè le coltivazioni sono differenti se fatte in territori di pianura o di collina o di montagna. In base alle materie prime prodotte ci si inventava il modo su come utilizzarle al meglio. Ecco che per sostituire lo zucchero per esempio si faceva ricorso al miele ed era già un dolcificante "ricco", si ripiegava sulla saba di mosto d'uva pur facendo parte anche questo di materiale "ricco" in quanto si doveva sottrarre alla produzione destinata al vino. Il prodotto di "recupero" veramente povero era la saba di fico d'india. Non costava niente , non ci si investiva in lavoro per poterlo produrre , si aveva gratuitamente giacchè le campagne della sardegna sono ricche di questo frutto. Il lavoro vero e proprio consisteva nel raccoglierli anche se in questa pratica comunque bisognava essere esperti per non incorrere in complicanze, bisognava sbucciarli e infine cuocerli. Per la cottura non si spendeva niente perchè si faceva il fuoco in campagna e si metteva a cuocere nei calderoni di rame, gli stessi che si utilizzavano per fare il formaggio. Cottura lenta e prolungata fino a spapolare i frutti che venivano filtrati con appositi teli per eliminare i semi e eventuali altre scorie. Si rimetteva il ricavato nuovamente nel calderone e rimesso a cuocere fino a far evaporere tutta l'acqua affinchè restasse solo il prodotto zuccherino che veniva imbottigliato e conservato fino al suo utilizzo. In questo specifico dolce tre sono gli ingredienti che lo caratterizzano, tutti prodotti del territorio, in questo caso specifico territorio di Dualchi nel Goceano. Oltre al dolcificante , sa saba, un altro ingrediente per la preparazione di questo dolce sono i ceci . Anche questa materia prima era presente sul territorio perchè i legumi erano ampiamente coltivati in parecchie zone della Sardegna. Terzo ingrediente la Semola di grano duro, la stessa che veniva utilizzata per panificare, anche di questo la terra di Sardegna era coltivato in tantissime località. Prodotti a Km 0, come si direbbe oggigiorno, la Semola di grano duro, i Ceci e Km 0 e costo zero per l'ingrediente principale, sa Saba de figu morisca.
Perla perlatzu
Ingredienti:
500 ml di saba di figu morisca* (fichi
d'india)
200g di ceci
semola di grano duro Q.B. (circa 200g)
scorza d'arancia secca macinata
scorza d'arancia fresca
Mettere i ceci a bagno in acqua fredda tutta la notte.
Strusciarli con le mani per staccare la cuticola che andrà
eliminata. Metterli in acqua fredda, portare ad ebollizione e lasciar
cuocere circa 30 minuti e scolarli. Metterli in un tegame con la saba
e farli cuocere sobbollendo per un'altra mezz'ora circa a fuoco
dolce, devono essere cotti ma integri e sodi. Togliere una piccola quantità di ceci che serviranno per la
decorazione. Sempre sul fuoco versare la semola e continuare a
cuocere a fuoco dolce fino a che il preparato non si sia addensato, all'incirca 30 minuti. Versare il
preparato in un vassoio, compattare e lasciare freddare. Tagliare a
piccoli pezzi romboidali e servirli su foglie di limone o negli
appositi pirottini.
* in alternativa utilizzare saba di mosto d'uva.
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