venerdì 14 novembre 2014

Confettura d'uva

Su scricchilloni

"Su scrichilloni de axina" tradotto significa piccoli grappoli d'uva.
A fine vendemmia si è soliti andare a "fai scrichilloni" ovvero si va nelle vigne e si ripassano tutti i filari controllando tutti i ceppi per individuare i grappoli "dimenticati" durante la vendemmia. In genere sono gli stessi vendemmiatori che fanno questo lavoro infatti le malelingue dicono che siano loro stessi che volutamente o sbadatamente li "dimentichino" per poi ritrovarli in seguito. Non è propriamente vero perché io che di vendemmie ne ho fatte posso dire che, anche con molta attenzione se ne lasciano tanti, vuoi per distrazione vuoi perché sono talmente piccoli che non vale la pena tagliarli, a volte sono ben incastrati e perderesti un sacco di tempo che puoi utilizzare per tagliare quelli più produttivi. Sabato scorso, complice una bella giornata d'autunno caldo che pare ancora fine estate, ho dedicato un paio d'ore a fare questa ricerca con l'intento di fare la marmellata d'uva. Non so se da noi sia un prodotto che si faceva o si faccia normalmente ma sono stata spinta su indicazione della mamma della mia amica, abruzzese doc. In Abruzzo in questo periodo fanno laragnata o “scrucchiata" che servirà per fare i “cillarichijene” o celli più notoriamente conosciuti come tarallucci. Si perché la signora Filomena manca da un po di tempo dalla sua terra e queste preparazioni non le fa più, quest'anno ha deciso che vorrebbe fare i tarallucci con la vera scrucchiata, quindi mi sono resa disponibile a darle una mano per realizzare questo suo desiderio di ritrovare un pochino di tradizione abruzzese in terra sarda.
E' chiaro che non potrà mai essere la vera ragnata perché per fare quella autentica ci vuole il Montepulciano mentre io ho utilizzato "axina de scrichilloni" quindi uva di varietà mista, quello che la vigna mi ha offerto.

Confettura d'uva
Ho sgranato i tralci, lavato gli acini e messo a bollire l'uva fino a spapolarla. 
A questo punto ci sarebbe voluto il setaccio a ragno, da qui il nome ragnata, un particolare setaccio a trama che fa passare anche tracce di buccia ma trattiene i semi, Io ho utilizzato il passaverdure che ha trattenuto i semi ma purtroppo in minima in parte anche la buccia.
Ho rimesso sul fuoco aggiungendo due manciate di zucchero, ho portato nuovamente ad ebollizione e poi invasato nei vasetti di vetro ben chiusi con i coperchi.
 Poi ho messo i vasetti in una pentola con acqua già tiepida e messo a bollire una mezz'ora per la sterilizzazione. In questa procedura è indispensabile questa sterilizzazione perché la quantità di zucchero aggiunta non è sufficiente per la conservazione come si fa solitamente con le marmellate. 
Ho lasciato indiepidire i vasetti dentro la pentola e poi ho verificato che si fosse formato il sottovuoto.

La confettura d'uva o ragnata o scrucchiata è pronta in attesa di essere utilizzata per i tarallucci.

Ricetta tarallucci o celli ripieni

RIPIENO
300 g di confettura di  uva
un cucchiaio di cacao amaro
una manciata di mandorle tostate e tritate
una manciata di amaretti tritati o biscotti secchi tipo digestive
un cucchiaio di miele
cannella un cucchiaino
PASTA 
un bicchiere di vino bianco 200ml  a T.A.
due bicchieri di olio evo 200ml a T.A.
due cucchiai di zucchero
farina 00 quanta ne incorpora per avere un impasto omogeneo e facilmente lavorabile con le mani.
Lavorare il tutto fino ad avere un impasto adeguato, lasciare riposare in frigorifero mezz'ora.
Creare delle palline della dimensione di un mandarino, schiacciare con il mattarello, riempire con la confettura il dischetto creato e chiudere come un tortello.
Cuocere a 170 ° per circa 30 minuti in forno ventilato.
a cottura ultimata passare i celli ripieni nello zucchero semolato.









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